NATURALE NON SIGNIFICA INNOCUO
Effetti collaterali di piante e erbe officinali
Le erbe e le piante officinali sono quelle utilizzate per la salute e il benessere di uomini e animali. Queste possono essere usate in cucina, nelle tisane, oppure subire delle trasformazioni chimiche, per produrre integratori, farmaci o cosmetici.
L'Organizzazione Mondiale dalla Sanità (OMS) definisce le erbe e piante officinali, “medicinali” quando “contengono in uno o più organi, sostanze che possono essere utilizzate a fini terapeutici o preventivi o che sono precursori di emisintesi chemiofarmaceutiche”.
Ogni pianta o erbe, però, contiene centinaia di sostanze chimiche e principi attivi e tra queste, la probabilità che alcune siano tossiche per l'uomo è molto alta. Perciò le erbe possono avere controindicazioni ed effetti collaterali, pericolosi o dannosi per la salute umana.
È bene quindi conoscerne bene tutte le caratteristiche e le proprietà e consultare un medico esperto prima di assumerle. Vi proponiamo una selezione di erbe e piante officinali, tra le più comune e usate, con descrizione, proprietà e un elenco dettagliato dei possibili effetti collaterali derivanti dalla loro assunzione.
L'Organizzazione Mondiale dalla Sanità (OMS) definisce le erbe e piante officinali, “medicinali” quando “contengono in uno o più organi, sostanze che possono essere utilizzate a fini terapeutici o preventivi o che sono precursori di emisintesi chemiofarmaceutiche”.
Ogni pianta o erbe, però, contiene centinaia di sostanze chimiche e principi attivi e tra queste, la probabilità che alcune siano tossiche per l'uomo è molto alta. Perciò le erbe possono avere controindicazioni ed effetti collaterali, pericolosi o dannosi per la salute umana.
È bene quindi conoscerne bene tutte le caratteristiche e le proprietà e consultare un medico esperto prima di assumerle. Vi proponiamo una selezione di erbe e piante officinali, tra le più comune e usate, con descrizione, proprietà e un elenco dettagliato dei possibili effetti collaterali derivanti dalla loro assunzione.
Iperico: proprietà, uso, controindicazioni
.Pianta con corto rizoma e fusto eretto (1 m.), legnoso e ramificato. Le foglie sono opposte ovali o oblunghe, picchiettate di minuscole ghiandole trasparenti (contenenti l’olio essenziale) che in controluce assomigliano a forellini e gli conferiscono l’appellativo “perforato”. I fiori, di colore giallo intenso, sono riuniti in una sorta di corimbo, compaiono in estate; se stropicciati colorano la pelle di rosso. Tutta la pianta emana un odore gradevole.
Molto comune nei terreni asciutti, lungo i margini delle strade, ai bordi di campi e nelle radure, cresce fino a 1600 m d'altitudine.
Spesso la superstizione popolare si lega a piante che assumono nell’immaginario collettivo straordinari poteri curativi o magici. L’iperico è una di queste. Storicamente il suo nome deriva dal greco hyper-eikon, cioe' pianta che cresce sulle vecchie statue. Per i medici greci Ippocrate e Dioscoride il suo nome significherebbe “al di sopra del mondo degli Inferi”.
Più' noto come erba caccia-diavoli per la presunta capacità di cacciare gli spiriti maligni e i fantasmi, è anche chiamato erba di S. Giovanni. Si racconta che alla vigilia dell’omonima festa, per proteggersi dai malefici delle streghe, fosse utile portare una piantina di iperico insieme alla ruta, l’artemisia e l’aglio. In molti paesi europei nella notte di S. Giovanni c’era l’usanza di danzare attorno al fuoco, cingendosi il capo con le sue fronde; una volta spenti i fuochi, le gettavano sui tetti delle case, per preservarle dai fulmini.Le proprietà terapeutiche delle sommità fiorite dell’iperico sono dovute al fitocomplesso rappresentato essenzialmente da flavonoidi, come l´ipericina, la rutina, la quercetina e l´iperoside, sostanze a spiccata azione antidepressiva e sedativa, che si ottengono dall’estratto secco o dalla tintura madre.
L'ipericina, in particolare, inibisce due enzimi responsabili della disattivazione di vari mediatori del sistema nervoso centrale (serotonina, dopamina, noradrenalina) e aumenta la secrezione notturna di melatonina, aiutando contro l'insonnia. È, inoltre, in grado di accrescere i livelli serici di serotonina, similmente a certi farmaci antidepressivi, riequilibrando del tono dell'umore.
Diversi esami hanno dimostrato che l´estratto di iperico, limita il riassorbimento di altri due neuro recettori denominati noradrenalina e dopamina che possiedono anch’essi un ruolo importante nella depressione, negli sbalzi di umore durante il periodo menopausa, nella depressione stagionale e nei periodi di esaurimento nervoso.
L'infuso della pianta è utilizzato nel trattamento delle forme infiammatorie dei bronchi e delle vie genito-urinarie, come, tosse e cistite, per l' attività balsamica, antibatterica, anticatarrale e antiflogistica.
Oleolito (ottenuto dalla macerazione dalle sommità fiorite fresche in olio di mandorle o girasole), dal tipico colore rossastro, ha proprietà cicatrizzanti ed emolienti e stimola la rigenerazione cellulare. Per questo il motivo è usato contro le ustioni, l’eritema solare, in caso di macchie della pelle, psoriasi, secchezza della cute del viso e del corpo, invecchiamento cutaneo, piaghe da decubito, smagliature, cicatrici, e segni provocati dall'acne. Di questa preparazione si potrebbe dire che è un vero trattamento di bellezza, e probabilmente uno dei prodotti antirughe e anti età più potenti ed efficaci che esista in natura.
USO INTERNO:
500-800 mg di estratto secco sotto forma di capsule o compresse al mattino.
50 gocce di tintura madre con un po’ di acqua 1-3 volte al giorno per 2 mesi consecutivi. Interrompere un mese e, se necessario, ripetere il ciclo di trattamento.
INFUSO: 1 cucchiaio raso sommità fiorite di iperico, 1 tazza d’acqua.
Versare la miscela di foglie e fiori nell’acqua bollente e spegnere il fuoco. Coprire e lasciare in infusione per 10 min.
Filtrare l’infuso e berlo al momento del bisogno in caso tosse, raffreddore e infiammazioni urinarie
USO ESTERNO:
Olio di iperico: 70 gr di sommità fiorite fresche, 250ml di olio di mandorle
Far macerare per 6 settimane in una bottiglia ben chiusa, a temperatura ambiente, quindi esporre al sole per un giorno intero. Filtrare e conservare in bottiglie di vetro scuro, al riparo dalla luce e in luogo fresco.
Sarà sufficiente applicarlo ogni sera su viso e collo per poter constatare i primi risultati anti-rughe e anti-età, già dopo soli 10 giorni di applicazione. Oppure utilizzarlo al momento del bisogno in caso di piaghe, ulcere, scottature.
Controindicazioni dell'iperico: cospicui studi farmacologici e clinici, effettuati sul vegetale, dimostrano che l’iperico è una vegetale sicuro, ma può presentare alcune controindicazioni come la fotosensibilità durante l’esposizione ai raggi solari per cui, durante il periodo di assunzione, è bene evitare l'esposizione al sole e/o a lampade abbronzanti.
Diminuisce l'effetto anticoagulante del Warfarin e può abbassare i livelli ematici della Ciclosporina, usata contro il rischio di rigetto da trapianti; riduce l'effetto dei contraccettivi orali; potenzia gli effetti degli antidepressi di sintesi; ed è necessario sospenderne l'assunzione cinque giorni prima di ogni intervento chirurgico.
Non si deve assumere in gravidanza e allattamento.
Molto comune nei terreni asciutti, lungo i margini delle strade, ai bordi di campi e nelle radure, cresce fino a 1600 m d'altitudine.
Spesso la superstizione popolare si lega a piante che assumono nell’immaginario collettivo straordinari poteri curativi o magici. L’iperico è una di queste. Storicamente il suo nome deriva dal greco hyper-eikon, cioe' pianta che cresce sulle vecchie statue. Per i medici greci Ippocrate e Dioscoride il suo nome significherebbe “al di sopra del mondo degli Inferi”.
Più' noto come erba caccia-diavoli per la presunta capacità di cacciare gli spiriti maligni e i fantasmi, è anche chiamato erba di S. Giovanni. Si racconta che alla vigilia dell’omonima festa, per proteggersi dai malefici delle streghe, fosse utile portare una piantina di iperico insieme alla ruta, l’artemisia e l’aglio. In molti paesi europei nella notte di S. Giovanni c’era l’usanza di danzare attorno al fuoco, cingendosi il capo con le sue fronde; una volta spenti i fuochi, le gettavano sui tetti delle case, per preservarle dai fulmini.Le proprietà terapeutiche delle sommità fiorite dell’iperico sono dovute al fitocomplesso rappresentato essenzialmente da flavonoidi, come l´ipericina, la rutina, la quercetina e l´iperoside, sostanze a spiccata azione antidepressiva e sedativa, che si ottengono dall’estratto secco o dalla tintura madre.
L'ipericina, in particolare, inibisce due enzimi responsabili della disattivazione di vari mediatori del sistema nervoso centrale (serotonina, dopamina, noradrenalina) e aumenta la secrezione notturna di melatonina, aiutando contro l'insonnia. È, inoltre, in grado di accrescere i livelli serici di serotonina, similmente a certi farmaci antidepressivi, riequilibrando del tono dell'umore.
Diversi esami hanno dimostrato che l´estratto di iperico, limita il riassorbimento di altri due neuro recettori denominati noradrenalina e dopamina che possiedono anch’essi un ruolo importante nella depressione, negli sbalzi di umore durante il periodo menopausa, nella depressione stagionale e nei periodi di esaurimento nervoso.
L'infuso della pianta è utilizzato nel trattamento delle forme infiammatorie dei bronchi e delle vie genito-urinarie, come, tosse e cistite, per l' attività balsamica, antibatterica, anticatarrale e antiflogistica.
Oleolito (ottenuto dalla macerazione dalle sommità fiorite fresche in olio di mandorle o girasole), dal tipico colore rossastro, ha proprietà cicatrizzanti ed emolienti e stimola la rigenerazione cellulare. Per questo il motivo è usato contro le ustioni, l’eritema solare, in caso di macchie della pelle, psoriasi, secchezza della cute del viso e del corpo, invecchiamento cutaneo, piaghe da decubito, smagliature, cicatrici, e segni provocati dall'acne. Di questa preparazione si potrebbe dire che è un vero trattamento di bellezza, e probabilmente uno dei prodotti antirughe e anti età più potenti ed efficaci che esista in natura.
USO INTERNO:
500-800 mg di estratto secco sotto forma di capsule o compresse al mattino.
50 gocce di tintura madre con un po’ di acqua 1-3 volte al giorno per 2 mesi consecutivi. Interrompere un mese e, se necessario, ripetere il ciclo di trattamento.
INFUSO: 1 cucchiaio raso sommità fiorite di iperico, 1 tazza d’acqua.
Versare la miscela di foglie e fiori nell’acqua bollente e spegnere il fuoco. Coprire e lasciare in infusione per 10 min.
Filtrare l’infuso e berlo al momento del bisogno in caso tosse, raffreddore e infiammazioni urinarie
USO ESTERNO:
Olio di iperico: 70 gr di sommità fiorite fresche, 250ml di olio di mandorle
Far macerare per 6 settimane in una bottiglia ben chiusa, a temperatura ambiente, quindi esporre al sole per un giorno intero. Filtrare e conservare in bottiglie di vetro scuro, al riparo dalla luce e in luogo fresco.
Sarà sufficiente applicarlo ogni sera su viso e collo per poter constatare i primi risultati anti-rughe e anti-età, già dopo soli 10 giorni di applicazione. Oppure utilizzarlo al momento del bisogno in caso di piaghe, ulcere, scottature.
Controindicazioni dell'iperico: cospicui studi farmacologici e clinici, effettuati sul vegetale, dimostrano che l’iperico è una vegetale sicuro, ma può presentare alcune controindicazioni come la fotosensibilità durante l’esposizione ai raggi solari per cui, durante il periodo di assunzione, è bene evitare l'esposizione al sole e/o a lampade abbronzanti.
Diminuisce l'effetto anticoagulante del Warfarin e può abbassare i livelli ematici della Ciclosporina, usata contro il rischio di rigetto da trapianti; riduce l'effetto dei contraccettivi orali; potenzia gli effetti degli antidepressi di sintesi; ed è necessario sospenderne l'assunzione cinque giorni prima di ogni intervento chirurgico.
Non si deve assumere in gravidanza e allattamento.
Acai: proprietà, uso, controindicazioni
L'açai (Euterpe oleracea) è una pianta originaria del Sud America il cui nome deriva dal portoghese e significa significa frutto “che piange o secerne acqua”. Ricco di antociani, vitamine e minerali, è utile per la sua azione ipocolesterolemizzante e antiossidante. Scopriamo le caratteristiche e gli effetti collaterali dell’acai. Acai: caratteristiche e proprietàL’acai è una palma fruttifera, con foglie pennate lunghe fino a 3 metri. I frutti sono piccole bacche porpora scuro, prive di buccia, ma con un grosso nocciolo.Sono proprio i frutti dell’acai ad essere ricchi di antociani, dall’imposrtante azione antiopssidante, e proteine, acidi grassi essenziali, fibre, vitamine e minerali. Le bacche di acai, quindi, contrastano l'invecchiamento prematuro delle cellule e dei tessuti, regolano i livelli di colesterolo nel sangue, e sono utili contro l'aterosclerosi e le malattie cardiovascolari.L’elevato contenuto di minerali è utile per rigenerare i muscoli, mentre le fibre favoriscono la funzionalità del sistema gastroenterico, permettono di mantenere il colon pulito e danno un senso di sazietà.
Gli effetti collaterali dell'Acai
L’acai può presentare alcuni effetti collaterali, legati soprattutto all’assunzione eccessiva o incontrollata, come:
Gli effetti collaterali dell'Acai
L’acai può presentare alcuni effetti collaterali, legati soprattutto all’assunzione eccessiva o incontrollata, come:
- vomito,
- diarrea,
- meteorismo,
- reazioni cutanee.
Agnocasto: proprietà, uso, controindicazioni
L'agnocasto (Vitex agnus castus) è una pianta che cresce in prossimità di fiumi e torrenti, tipica della zona del Mediterraneo e dell’Asia Centrale. Appartenente alla famiglia delle Verbenacee, in passato era usato per costruire palizzate. Dall’azione anafrodisiaca, oggi l’agnocasto è utile per le sue prorpietà antispasmodiche e sedative.
L’agnocasto è un piccolo albero con rami quadrangolari, foglie decidue e opposte dall’odore simile a quello della salvia. I fiori sono campanelle dal colore violaceo mentre i frutti sono drupe allungate nero-rossastre contenenti i semi simili al pepe nero.
Sono proprio i frutti dell’agnocasto, ricchi di sostanze, che conferiscono alla pianta la capacità di agire sull’ipofisi. In questo modo, l’agnocasto ha un’azione anti-estrogenica e antispasmodica, utile in caso di acne e contro la sindrome premestruale e i disturbi della menopausa.
L'agnocasto svolge anche un’azione sedativa che viene usata per la cura di tachicardia, vertigini, spasmi intestinali, insonnia e amenorrea.
Gli effetti collaterali dell'Agnocasto
L'agnocasto potrebbe presentare alcuni lievi effetti collaterali, che scompaiono facilmente in seguito alla sospensione nell’assunzione, come:
L’agnocasto è un piccolo albero con rami quadrangolari, foglie decidue e opposte dall’odore simile a quello della salvia. I fiori sono campanelle dal colore violaceo mentre i frutti sono drupe allungate nero-rossastre contenenti i semi simili al pepe nero.
Sono proprio i frutti dell’agnocasto, ricchi di sostanze, che conferiscono alla pianta la capacità di agire sull’ipofisi. In questo modo, l’agnocasto ha un’azione anti-estrogenica e antispasmodica, utile in caso di acne e contro la sindrome premestruale e i disturbi della menopausa.
L'agnocasto svolge anche un’azione sedativa che viene usata per la cura di tachicardia, vertigini, spasmi intestinali, insonnia e amenorrea.
Gli effetti collaterali dell'Agnocasto
L'agnocasto potrebbe presentare alcuni lievi effetti collaterali, che scompaiono facilmente in seguito alla sospensione nell’assunzione, come:
- nausea,
- disturbi gastrointestinali,
- orticaria,
- disordini mestruali.
Tannini: proprietà, uso, controindicazioni
I tannini, sintetizzati nella corteccia di alcune piante, hanno un’azione
astringente, antidiarroica, antinfiammatoria e antibatterica.
• Che cosa sono i tannini
• Dove si trovano
• Proprietà e uso dei tannini
• Tannini nei cosmetici
• Controindicazioni dei tannini
I tannini sono sostanze polifenoliche sintetizzate nelle piante in particolare a livello della corteccia. Il ruolo biologico dei tannini è quello di difesa; infatti,la loro espressione si ha in corrispondenza dei punti di lesione di foglie o altre parti della pianta a seguito di un attacco dei predatori. Lo scopo è quello di rendere meno gradevole e appetibile la pianta stessa.
Il sapore sgradevole e astringente caratteristico dei tannini è dovuto alla loro capacità di precipitare le proteine. Sono proprio i tannini a conferire la qualità astringente di molti vini rossi. Tale caratteristica è dovuta alla precipitazione di mucoproteine salivari che venendo così allontanate dalla bocca, la rendono più asciutta. Nel caso dei vini rossi i tannini si concentrano maggiormente nei semi e nelle bucce degli acini di uva.
I vantaggi che l’uomo ha potuto trarre da questa capacità sono molteplici, tra questi il più antico è legato alla concia delle pelli per la loro lavorazione e trasformazione in cuoio e pellame.
In fitoterapia, i tannini sono impiegati nel trattamento di stadi diarroici e in tutte quelle manifestazioni in cui si ha un’ipersecrezione sebacea (es. acne, forfora) e quindi si ricerca la capacità astringente e antinfiammatoria di tali composti.
I tannini sono presenti nelle piante arboree ed arbustive, a livello della corteccia. Una delle piante che si predilige per la raccolta dei tannini è il castagno, Castanea vesca Gaertn.
Albero maestoso che può raggiungere i 30 metri di altezza e una età di 1000 anni. Il fusto grigio-argenteo e liscio negli individui più giovani, tende a fessurarsi in quelli più vecchi. Le foglie sono riunite in gruppi lunghe anche 30-40 cm, lanceolate e seghettate in modo grossolano. I fiori sono giallastri riuniti in racemi fitti e penduli. I frutti (castagne) sono racchiuse in un “riccio” in gruppi di tre. La concentrazione di tannini nella pianta può raggiungere anche il 9%.
Non solo le arboree ma anche le erbacee possono essere ricche in tannini. Questo è il caso di molte Rosaceae. All’interno di questo gruppo tassonomico (o di classificazione botanica) troviamo anche una pianta molto impiegata per il suo contenuto in tannini, l’Agrimonia eupatoria L. Pianta erbacea che cresce lungo i sentieri ombreggiati e freschi.
Fiori gialli raccolti in spighe terminali, foglie composte da 5-15 parti (foglioline) ovali, seghettate, intervallate da altre foglioline più piccole ugualmente incise al margine.
I tannini mostrano, come detto sopra, una spiccata affinità per le proteine, inoltre, risultano essere poco biodisponibili e questo impedisce loro di esercitare un’azione tossica a livello sistemico.
Assunti per via orale, i tannini raggiungono immodificati il lume intestinale, dove sono trasformati, ad opera della flora batterica. A questo punto possono esercitare la loro azione astringente, antinfiammatoria, antidiarroica, antibatterica, emostatica, antiossidante.
L’effetto astringente è reso possibile dal fatto che una volta a contatto con le proteina della mucosa del digerente, rendono quest’ultima poco permeabile. In questo modo la mucosa del tratto digerente è protetta da parassiti e sostanze irritanti e riduce la secrezione.
L’azione antidiarroica è determinata dalla formazione di uno strato protettivo di proteine coagulate, sulla mucosa intestinale che riduce lo stimolo alla peristalsi intestinale, limita il passaggio di microrganismi patogeni e inibisce l’azione di proteine infiammatorie.
Lo stesso meccanismo d’azione consente ai tannini di esercitare un’azione antiulcera. Inoltre, localmente, sono impiegati per la loro azione emostatica, dovuta a vasocostrizione e aumentata coagulazione. A questo scopo sono inseriti in molti prodotti antiemorroidari e nel trattamento di piccoli sanguinamenti del digerente.
L’azione astringente si applica a livello cutaneo, qualora si riscontri un’ipersecrezione sebacea. I tannini trovano, pertanto, impiego in molti preparati ad uso cosmetico: nelle creme per il trattamento di problemi acneici e negli shampoo per ridurre la formazione di forfora.
Controindicazioni: i tannini sono sostanze considerate tossiche; nonostante ciò, la scarsa biodisponibilità ne attenua tale proprietà a livello clinico. È necessario comunque prestare attenzione all’utilizzo. Dosi elevate di tannini possono provocare effetti irritanti sulle mucose del tratto digerente e tossicità epatica. Pertanto, sono da consigliare periodi brevi di trattamento e a basse dosi. L’impiego cronico di tannini inibisce gli enzimi digestivi con conseguenti disturbi nella digestione e riduzione dell’effetto lubrificante della saliva. Da evitare l’uso in caso di stipsi e costipazione.
astringente, antidiarroica, antinfiammatoria e antibatterica.
• Che cosa sono i tannini
• Dove si trovano
• Proprietà e uso dei tannini
• Tannini nei cosmetici
• Controindicazioni dei tannini
I tannini sono sostanze polifenoliche sintetizzate nelle piante in particolare a livello della corteccia. Il ruolo biologico dei tannini è quello di difesa; infatti,la loro espressione si ha in corrispondenza dei punti di lesione di foglie o altre parti della pianta a seguito di un attacco dei predatori. Lo scopo è quello di rendere meno gradevole e appetibile la pianta stessa.
Il sapore sgradevole e astringente caratteristico dei tannini è dovuto alla loro capacità di precipitare le proteine. Sono proprio i tannini a conferire la qualità astringente di molti vini rossi. Tale caratteristica è dovuta alla precipitazione di mucoproteine salivari che venendo così allontanate dalla bocca, la rendono più asciutta. Nel caso dei vini rossi i tannini si concentrano maggiormente nei semi e nelle bucce degli acini di uva.
I vantaggi che l’uomo ha potuto trarre da questa capacità sono molteplici, tra questi il più antico è legato alla concia delle pelli per la loro lavorazione e trasformazione in cuoio e pellame.
In fitoterapia, i tannini sono impiegati nel trattamento di stadi diarroici e in tutte quelle manifestazioni in cui si ha un’ipersecrezione sebacea (es. acne, forfora) e quindi si ricerca la capacità astringente e antinfiammatoria di tali composti.
I tannini sono presenti nelle piante arboree ed arbustive, a livello della corteccia. Una delle piante che si predilige per la raccolta dei tannini è il castagno, Castanea vesca Gaertn.
Albero maestoso che può raggiungere i 30 metri di altezza e una età di 1000 anni. Il fusto grigio-argenteo e liscio negli individui più giovani, tende a fessurarsi in quelli più vecchi. Le foglie sono riunite in gruppi lunghe anche 30-40 cm, lanceolate e seghettate in modo grossolano. I fiori sono giallastri riuniti in racemi fitti e penduli. I frutti (castagne) sono racchiuse in un “riccio” in gruppi di tre. La concentrazione di tannini nella pianta può raggiungere anche il 9%.
Non solo le arboree ma anche le erbacee possono essere ricche in tannini. Questo è il caso di molte Rosaceae. All’interno di questo gruppo tassonomico (o di classificazione botanica) troviamo anche una pianta molto impiegata per il suo contenuto in tannini, l’Agrimonia eupatoria L. Pianta erbacea che cresce lungo i sentieri ombreggiati e freschi.
Fiori gialli raccolti in spighe terminali, foglie composte da 5-15 parti (foglioline) ovali, seghettate, intervallate da altre foglioline più piccole ugualmente incise al margine.
I tannini mostrano, come detto sopra, una spiccata affinità per le proteine, inoltre, risultano essere poco biodisponibili e questo impedisce loro di esercitare un’azione tossica a livello sistemico.
Assunti per via orale, i tannini raggiungono immodificati il lume intestinale, dove sono trasformati, ad opera della flora batterica. A questo punto possono esercitare la loro azione astringente, antinfiammatoria, antidiarroica, antibatterica, emostatica, antiossidante.
L’effetto astringente è reso possibile dal fatto che una volta a contatto con le proteina della mucosa del digerente, rendono quest’ultima poco permeabile. In questo modo la mucosa del tratto digerente è protetta da parassiti e sostanze irritanti e riduce la secrezione.
L’azione antidiarroica è determinata dalla formazione di uno strato protettivo di proteine coagulate, sulla mucosa intestinale che riduce lo stimolo alla peristalsi intestinale, limita il passaggio di microrganismi patogeni e inibisce l’azione di proteine infiammatorie.
Lo stesso meccanismo d’azione consente ai tannini di esercitare un’azione antiulcera. Inoltre, localmente, sono impiegati per la loro azione emostatica, dovuta a vasocostrizione e aumentata coagulazione. A questo scopo sono inseriti in molti prodotti antiemorroidari e nel trattamento di piccoli sanguinamenti del digerente.
L’azione astringente si applica a livello cutaneo, qualora si riscontri un’ipersecrezione sebacea. I tannini trovano, pertanto, impiego in molti preparati ad uso cosmetico: nelle creme per il trattamento di problemi acneici e negli shampoo per ridurre la formazione di forfora.
Controindicazioni: i tannini sono sostanze considerate tossiche; nonostante ciò, la scarsa biodisponibilità ne attenua tale proprietà a livello clinico. È necessario comunque prestare attenzione all’utilizzo. Dosi elevate di tannini possono provocare effetti irritanti sulle mucose del tratto digerente e tossicità epatica. Pertanto, sono da consigliare periodi brevi di trattamento e a basse dosi. L’impiego cronico di tannini inibisce gli enzimi digestivi con conseguenti disturbi nella digestione e riduzione dell’effetto lubrificante della saliva. Da evitare l’uso in caso di stipsi e costipazione.